Liturgia 20 Febr. 2011
Introduzione:
Essere cristiani significa, prima che osservare precetti e prescrizioni, seguire l’esempio di Gesù di Nazareth. La liturgia di oggi ci propone di esplorare a fondo questa verità. Gesù è stato capace di chiedere il perdono per i propri aguzzini, e di vedere in tutti coloro che ha incontrato fratelli da amare. Anche noi siamo chiamati a fare lo stesso, a fare di “ama il prossimo tuo come te stesso” la nostra legge di vita. Si tratta di un appello molto concreto che si realizza nelle scelte di ogni giorno.
Prima lettura
Lv, 19, 1 – 2. 17 – 18: Ama il prossimo tuo come te stesso. Il libro del Levitico pronuncia quella prescrizione che Gesù stesso citerà come il più importante dei precetti accanto a quello dell’amore per Dio: “ama il prossimo tuo come te stesso”. L’enunciazione di questo comandamento è radicata nella santità stessa di Dio, ed preceduta da tre direttive che lo rendono possibile: parlare con sincerità, non serbare rancore e non vendicarsi.
Salmo
Sal 102 Il Signore è buono e grande nell’amore. Il Signore è degno di lode per la grandezza del suo amore. La sua infinita misericordia è la sua forza.
Seconda lettura
1Cor 3,16-23 Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio. Ancora una volta Paolo invita la comunità dei Corinzi a non affidarsi alla sapienza del mondo. A pochi anni dalla sua fondazione, la Chiesa di Corinto era ancora incapace di mettere al centro il mistero di Cristo. L’apostolo invita a scegliere la vera sapienza, poiché chi si vanta di fronte al mondo è nulla di fronte a Dio, mentre chi mette veramente Cristo al centro diventa tempio dello Spirito.
RIFLESSIONE SUL VANGELO
"Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono santo."; questo dice il Signore ad ogni uomo perché ogni uomo, qualunque sia la sua appartenenza, porta in sé l'immagine del suo Creatore e Padre. Un'immagine che neanche il peccato è riuscito né riesce a cancellare, ma solo a sbiadire o deturpare.
La santità, dunque, non è prerogativa di pochi privilegiati, dotati di doni straordinari; ma è vocazione di tutti e di ognuno e, come tale, è realizzabile. Dio, infatti, non abbandona la sua creatura nel cammino della vita ma, come abbiamo visto anche la scorsa domenica, traccia per lui la via della salvezza, una via illuminata dalla sua Parola e resa sicura dai comandamenti che regolano il rapporto con Dio e il rapporto con gli altri uomini.
Cos'è dunque la santità?
La santità è realizzare in se stessi la somiglianza con Dio vivendo in maniera conforme alla sua volontà che ci è rivelata nei comandamenti, legge universale ed inderogabile che si può sintetizzare nell'unico comandamento dell'amore che ha, come Gesù ci insegna, due destinatari: Dio e il prossimo. Sul comandamento dell'amore si sofferma anche l'autore del libro del Levitico, il libro sacro che la liturgia, oggi, ripropone alla nostra riflessione: "Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello, recita il testo, "rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo; ma amerai il tuo prossimo come te stesso." E' un linguaggio chiaro che non ha bisogno di commento ma solo di esser interiorizzato e tradotto in stile di vita quotidiana. Certo, amare non sempre è facile e non è facile neppure perdonare, ma è quel che esige l'amore, quell'Amore che ci ha creato e che ci vuole somiglianti a sé e partecipi della sua stessa vita che è felicità eterna.
Gesù ci insegna che l'amore è universale e comprende ogni uomo, ed è questo amore nuovo quello che Cristo ci comanda: un amore senza riserve, un amore senza limiti, un amore che raggiunge anche i malvagi; un amore che include anche il nemico. Son parole forse difficili da attuare; ma non esigono altro commento se non quello vivo che troviamo nella vita del Figlio di Dio, il Signore Gesù, Dio col Padre, che si sottopose al giudizio dell'uomo; accettò l'ingiusta condanna di un tribunale umano e morì perdonando i suoi uccisori, perché l'umanità intera fosse riconciliata con Dio. Può sembrare assurdo che Dio muoia su una croce; ma è la verità stupenda dell'Amore che salva. Ecco perché Cristo, nostro Redentore e nostro Dio, può chiederci di amare anche chi ci fa del male. Non perché sia avvallata l’ingiustizia, ma per insegnarci che l'amore, quello che ci rende somiglianti a Dio, è la giustizia più alta. "Avete inteso, recita il passo del Vangelo, che fu detto: "Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico". Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti."
Solo Cristo poteva dirci con autorevolezza queste parole indicandoci, con tutta la sua vita, la via della santità alla quale siamo chiamati: la santità di un amore che non ha confini.