LE CAMPANE DI S. TOMMASO
Circa l'età delle campane di s. Tommaso, prima del 1566 (anno dell'incendio della cattedrale ad opera dei turchi), non si è in grado, per ora, di fornire riscontri storici. Come noto - dopo i primi, provvisori e indilazionabili interventi al sacro edificio fatti eseguire sotto Mons. Rebiba - il successore Alessandro Boccabarile affrontò e risolse il problema in maniera organica e soddisfacente nell'arco di un decennio: dal 1603 (« riposizione ›› delle Ossa di Leone Acciaiuoli) al 1605 (« fusione ›› del campanone), fino al 1612 (« ricollocazione ›› delle Reliquie di s. Tommaso).
a) Il campanone
La « colatura ›› si ebbe, come detto, nel 1605: fonditori i fratelli Vincenzo e Giovanni Paolucci di Chieti. Il bronzo (col batacchio) del peso di q. 40,75 reca le seguenti epigrafi
- bordo superiore (1° giro)
O SANCTISSIMA TRINITAS AD CUIUS GLORIAM SUM CONSTITUTA NI [=IN] VIRTUTE TUA ME SONANTE DEMONIA EIICERE ET TEMPESTATE[S] PELLERE DIGNARE +
(2° giro)
CHRISTUS REX VENIT IN PACE DEUS ET HOMO EST + MENTEM SANCTAM SPONTANEAM HONOREM DEO ET PATRIAE LIBERATIONEM
- bordo inf.
YHS RUEVEREDIS [=REVERENDISSIMO] DOMINO ALEXANDRO BOCCABARILIO PLACENTINO EPISCOPO ORTONENSI TEMPORE DOMINI ANDR[REAE] MATTHEI A SANCTIS ET JOANNIS VANZALIS PROCURATORUM PR[A]ESENS OPUS MAGISTRI Jo[HANNEs] ET VINCENTIUS PAOLUTIUS TH[E]ATINI AEDIFICII THOMAE APOST[oli] AERE STRUEBANT DIE XX MARTII MDCV.
Va notato che i testi dedicatori erano quasi sempre frasi d'obbligo, e ciò in quanto nei secoli passati i fonditori ritenendo come loro patrona la vergine catanese s. Agata, invocata contro pericolose eruzioni dell'Etna e contro incendi - il cui segnale d'allarme era dato dalla campana, appunto - curavano l’apposizione dell'epitaffio MENTEM SACTAM, SPONTANEAM, HONOREM DEO ET PATRIAE LIBERATIONEM inciso (secondo la leggenda) da un angelo sulla pietra tombale al momento del seppellimento della martire. (cfr. 3Mario Scaduto in Enciclopedia Cattolica, alla voce Agata; col. 4 3).
V., altresì, le epigrafi nelle campane
1) del Duomo di Atri: (...) CRISTUS REX VENIT IN PACE DEUS HOMO FACTUS EST VERBUM CARO FACTUM EST (Bruno Trubiani, La basilica cattedrale di Atri; pag. 71);
2) della chiesa di S. Bernardino a Urbino: MENTEM SANCTAM SPONTANEAM HONOREM DEO ET PATRIAE LIBERATIONEM (...) YHS MARIAE FILIUS (Vincenzo Crialesi, Le campane di Urbino, in “ L'Osservatore Romano”, 1976).
Allorché la « torre ›› nel 1688 - e cioè 12 anni dopo un violento terremoto - venne rivestita a mattoni (e perciò dichiarata non agibile) il campanone fu sceso a terra e la « staffa ›› di legno rifatta ex novo: lo provano una data 1690) e la sigla (A.M.B.S.: il carpentiere?) inciso su questa e letti da me il 25 novembre 1961 (allorché 11 bronzo venne portato al suolo per la demolizione del campanile.
b) La - mezzana - o della domenica o del mezzogiorno - Non risulta se la fusione si ebbe negli anni immediatamente successivi al campanone; comunque tutto lascia supporre che era nata male. Peso: q. 9,30.
Ecco la sua piccola - ma sfortunata - storia (cfr. Atto pubblico 22-6-1696 scoperto e dato alle stampe da Corrado Marciani: Un campanaro poco noto, un fonditore inesperto e la campana di s. Tommaso a Ortona a mare in RIVISTA ABRUZZESE, CET Lanciano, 1962).
Nell'ultimo decennio del secolo (1691) «Mastro Paolo Medoro stagnaro dell'Aquila è chiamato a «ricolarla››. Senonché l'opera del fonditore dovette risultare. a dir poco, approssimata e non a perfezione di colata se cinque anni dopo viene invitato « Mastro Giovanni Desiato della Terra d'Agnone habitante nella Terra di Spoltore per la «ricolatura›››. Assolse costui l'impegno commessogli o la campana restò lì non più che un rottame (TEMTPORUM INJVRIA CONFRA-CTUM)? Trascorsi 163 anni, all'indomani dei festeggiamenti del VI Centenario della «Venuta » di S. Tommaso (1859) o come ex voto dopo violenti fortunali, incessanti piogge e rovinose frane verificatesi per tutta la primavera se ne decise la rifusione ingrandendola dl mole (INNOVANDUM AVGENDVMQUE) e fu dato l'incarico ai Marinelli di Agnone.
Questa era l'epigrafe dedicatoria
Divo THOMAE APOSTOLO
PATRONO BENEMERENTISSIMO
OMNES NUPER FERO TURBINE
NAVICULA URBEM TOTAM JACTATAS
DIVTINUS IMBRIBUS PROPE COLLABENTEM
SVO NVMINE INCOLVMES SERVANTI
ORTONENSES VNIVERSI
PORTENTVM ISTVD VT PERSONET
IN AEVUM
GRATI ANIMI ERGO
SACRVM OCCE SIGNVM
TEMPORVM INJURIA CONFRACTVM
. PERPULCHRE INNOVANDVM
AVGENDVMQUE CERTATIM
CVRARVNT
A. R. S. MDcccLIx
THOMAS ET JosvE MARINELLI
. ARTIFIcEs cIvITATIs APoLLoNIAE
Incrinata a causa degli ultimi eventi bellici fu rifusa nel 1948 dalla Ditta Broili di Udine con metallo della precedente.
c) la terza o « dell'Ufficio › (perché invitava al mattino e al vespro ì canonici alla recita del|'Ufficio divino) - Peso q. 3; rifusa nel 1950 dalla Ditta Fratelli Mari di Lanciano (con metallo della precedente del 1880).
d) la quarta o - della domenica - (per l'invito alle Messe nei giorni festivi) Peso q. 1,75; fusa dalla Ditta Fratelli Mari nel 1933
e) la quinta o «di ogni giorno›› - Peso kg. 41 (Fonderia'Mari 1881].