Descrizione

L'avvicendarsi degli interventi sulla struttura muraria, l'eterogeneità dei materiali costruttivi impiegati in epoche diverse, l'incidenza dei fenomeni atmosferici e bellici, ci ha consegnato, dopo circa nove secoli dal suo impianto, un edificio che pone diversi problemi d’interpretazione nel tentativo di recuperare i livelli di lettura più antichi.
E' dall'osservazione della fabbrica attuale e dalla ricognizione dei restauri eseguiti, inglobando a volte nelle cortine murarie attuali reperti antichi, che deriva qualche riflessione sulle vicende dell'edificio e delle sue trasformazioni. Possiamo allora riconoscere qui come altrove, nella costa adriatica meridionale, i segni della fase normanno-sveva, per trarne indizi e valutazioni circa l'origine e la formazione.
Nelle linee generali, l'edificio presenta uno schema longitudinale che sembra seguire il modello delle grandi basiliche pugliesi impostosi lungamente già nei primi decenni del Duecento. Vanno qui rilevate le imprescindibili relazioni tra le vicende costruttive di questa chiesa e la complessa vita iniziale del centro urbano, documentate dalla costruzione del secondo portale monumentale trecentesco che si apre direttamente sulla piazza antistante alla chiesa e che si presenta molto rimaneggiato dopo i danneggiamenti della guerra. Portale di impianto gotico con reperti trecenteschi
Portale di impianto gotico con reperti trecenteschi

La lavorabilità della pietra era un altro requisito per l'impiego, anche per fini decorativi di estrema raffinatezza, in particolare per la sua attitudine ad accogliere complessi motivi plastici tratti dal mondo vegetale e dal ricco repertorio geometrizzante tipico del periodo normanno-svevo. Altri segni, coevi, possono essere recuperati qui e là inglobati nelle recenti opere murarie; a volte parti di capitelli, motivi ornamentali e di monofore strombate.
Capitelli con teste-mensola di epoca sveva inseriti nella facciata
