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anno 2° numero 22 del 27 febbraio 2011
VIII domenica del tempo ordinario /A
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Liturgia di oggi

Introduzione

Dio non si ferma alla superficie. Egli conosce i desideri del nostro cuore e vive con noi le vicende di ogni giorno, nella loro bellezza e nei loro punti oscuri. Sta a noi avere fiducia in lui, rimetterci al suo giudizio e sapere che sarà sempre un giudizio di misericordia.
Il peccato più grave per un cristiano, infatti, è credere di essersi allontanato troppo dal Padre per poter essere raggiunto dal suo amore. Chiediamo al Signore, in questa celebrazione liturgica, di non lasciarci cadere in tale sfiducia, ma di non cessare di permettergli di continuare ad esserci vicino.

Prima lettura Is 49,14 – 15: Io non ti dimenticherò mai.

Gli Ebrei, ritornati dall’esilio in Babilonia, nutrivano dei dubbi su Dio. Essi si chiedevanose si fosse dimenticato di loro. Il profeta risponde evocando un’immagine di grande intensità. Dio non si scorda mai del suo popolo e continua ad amarlo gratuitamente, al di là di ogni infedeltà.

Dal Salmo 61 Solo in Dio riposa l’anima mia..

La fiducia nel Signore è forza e riposo sicuro per il fedele. Egli sa, nel profondo del suo intimo, di poter sempre contare in Dio.

Seconda lettura 1 Cor, 4,1 – 5: Il Signore manifesterà le intenzioni dei cuori..

Paolo parla della sua esperienza personale di apostolo. Egli è servo ed amministratore fedele dei misteri di Dio. Per questo non teme il giudizio di questo mondo sul suo operato: Paolo attende, infatti,quello del Signore, che “metterà in luce i segreti delle tenebre” e “manifesterà le intenzioni dei cuori”

Canto al Vangelo Alleluia, alleluia. La parola di Dio è viva ed efficace, discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Alleluia..

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Vangelo Mt 6, 24 – 34: Non preoccupatevi del domani..

Gesù non vuole negare l’importanza del nostro cibo e dei nostri vestiti. Anzi, egli ricorda che il Padre stesso sa che ne abbiamo bisogno. Egli ci invita, però, a non agitarci nella ricerca del possedere. Per costruire una società giusta, che ci renda davvero felici, dobbiamo volgere gli occhi a Dio.

Riflessione sul vangelo

"Io non ti dimenticherò mai": è la solenne, consolante promessa di Dio che leggiamo, oggi, nel passo del profeta Isaia che la liturgia della Parola ci offre in una eucaristia domenicale che è tutta un inno alla tenerezza del Padre il quale, con infinito amore, si china sull'uomo come una madre sulla sua creatura; amore che troviamo celebrato anche nel salmo responsoriale e, poi, nel passo del Vangelo nel quale è Cristo stesso a parlarci di questo amore sconfinato che conosce ogni bisogno ed ogni attesa del cuore umano.
Dio veglia sulla vita dei suoi figli, li segue con sguardo vigile proprio come una madre segue con trepidazione i passi vacillanti del suo bambino, o veglia insonne se qualcosa ne insidia la salute o la felicità.
Questa la verità su Dio; questa la sua promessa, promessa di Chi non può che essere fedele perché Dio non rinnega mai la sua parola. Nel cuore di chiunque crede che Dio c'è, qualunque sia il suo credo religioso, l'indistruttibile certezza che Egli provvede ad ogni sua creatura, dalla più piccola alla più grande: dalla formichina che riposa su un sasso all'uomo che, noi sappiamo, è immagine del suo Creatore.
La verità sull'amore provvidente di Dio nei confronti dell'uomo è Lui stesso a rivelarcela, oggi, per bocca del Profeta: "Si dimentica forse una donna del suo bambino, leggiamo nel testo sacro, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io, invece, non ti dimenticherò mai."
Ecco, l'amore di Dio è amore che supera ogni altro amore, anche quello del padre e quello viscerale della madre che è fatto di donazione e di commozione per la sua creatura, che è sempre presente nel suo pensiero. Un cuore aperto a Dio, uno sguardo capace di coglierne l'amore provvidente verso tutte le cose create: questo cerca di educare in noi il passo del Vangelo di questa domenica. Passo col quale si conclude il lungo discorso sulle beatitudini che, in queste ultime domeniche, è stato oggetto della nostra riflessione.
"Non preoccupatevi per la vostra vita, ci dice Gesù, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?"
Può sembrare un discorso carico di poesia, mentre la vita poesia non è. E’ proprio la natura a parlarci di questo Dio attento e presente con infinito amore accanto alle sue creature, anche le più piccole, che Egli nutre e veste con cura e con un amore che le fa belle. Tuttavia, il senso delle parole di Cristo che ci esortano all'abbandono fiducioso nella provvidenza del Padre, non sono un incentivo al disimpegno: la fede e l'amore che il Signore vuole da noi non sono sinonimo di passività ma di operosità intelligente, ispirata da una giusta scala di valori che indicano una scelta tra Dio e la ricchezza, tra l'essere figli, che riflettono l'immagine del Padre, o persone ossessionate dall'avere, e perciò, asservite alla ricchezza di possedere ad ogni costo e in misura sempre crescente; valore, questo, che pur in tempi di crisi economica sembra esser la molla più potente dell'agire umano. Dall'uomo Dio aspetta amore e fede; fede che sia abbandono fiducioso ma non ignavia. Una fede intelligente, infatti, è creativa ed è capace di mettere a frutto i talenti di cui ognuno è dotato, esprimendoli nel lavoro, attività nobilissima, che associa l'uomo alla stessa azione creatrice di Dio.
Il Signore attende dall'uomo amore, un amore che è ascolto, che è obbedienza che è servizio; questo ci ricorda oggi Gesù. Sta a noi scegliere, e non solo a parole, la scelta fondamentale della vita: o Dio o la ricchezza. E' una scelta concreta che qualifica realmente l'esistenza dell'uomo e, nel nostro caso, del discepolo, del figlio che riconosce, accoglie e ricambia l'amore del Padre cercando innanzitutto il Suo regno e la Sua giustizia, certo che tutto il resto non solo non gli verrà mai a mancare ma gli verrà dato in abbondanza.

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