anno 3° n. 17 del 22 GENNAIO 2012
III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B)
(all'interno: Liturgia del giorno ed ascolto del Vangelo)
Liturgia di oggi
Introduzione
Seguire il Cristo, come hanno fatto i primi discepoli, richiede anzitutto la disponibilità alla conversione, per essere segno credibile della buona notizia del Regno di Dio. Nel giorno in cui si ricorda la conversione di San Paolo, strumento della diffusione del Vangelo nel mondo intero, la celebrazione invita tutti noi a seguire Cristo con maggior entusiasmo e coraggio.
Prima lettura -·Gn 3.1-5.10:
I Niniviti si convertirono dalla loro condotta malvagia.
Il libro di Giona ci ricorda che il male non è mai una condanna definitiva. Dio, attraverso il profeta, invita al pentimento e concede il perdono.
Dal Salmo - 24: Fammi conoscere, Signore, le tue vie.
La fedeltà del Signore è eterna. In piena fiducia e speranza preghiamo con le parole del Salmo.
Seconda lettura - 11Cor 7,29-31:
Passa la figura di questo mondo.
Canto al Vangelo - Gv 1,29:
Vangelo - Mc 1,14-20:
Convertitevi e credete nel Vangelo.
LITURGIA DEL GIORNO - ASCOLTO DEL VANGELO
(www.lachiesa.it)
Approfondimenti
25 GENNAIO
CONVERSIONE DI SAN PAOLO
Conclusione della Settimana di Preghiera
per l’Unità dei Cristiani
La festa liturgica della "conversiti sancti Pauli", che appare già nel VI secolo, è propria della Chiesa latina. Poiché il martirio dell'apostolo delle Genti viene commemorato a giugno, la celebrazione odierna offre l'opportunità di considerare da vicino la poliedrica figura dell'Apostolo per eccellenza, che scrisse di se stesso: "Io ho lavorato più di tutti gli altri apostoli", ma anche: "io sono il minimo fra gli apostoli, un aborto, indegno anche d'essere chiamato apostolo".
Adduce egli stesso le credenziali che gli garantiscono il buon diritto di essere considerato apostolo: egli ha visto il Signore, Cristo Risorto, ed è, perciò, testimone della risurrezione; egli pure è stato inviato direttamente da Cristo, come i Dodici: visione, vocazione, missione, tre requisiti che egli possiede, per i quali quel miracolo della grazia avvenuto sulla via di Damasco, dove Cristo lo costringe a una incondizionata capitolazione, sicché egli grida: "Signore, che vuoi che io faccia?". Nelle parole di Cristo è rivelato il segreto della sua anima: "Ti è duro ricalcitrare contro il pungolo". E’ vero che Saulo cercava "in tutte le sinagoghe di costringere i cristiani con minacce a bestemmiare", ma egli lo faceva in buona fede e quando si agisce per amore di Dio, il malinteso non può durare a lungo. Affiora l'inquietudine, cioè "il pungolo" della grazia, il guizzo della luce di verità: "Chi sei tu, Signore?"; "Io sono Gesù che tu perseguiti".
Questa mistica irruzione di Cristo nella vita di Paolo è il crisma del suo apostolato e la scintilla che gli svelerà la mirabile verità della inscindibile unità di Cristo con i credenti.
Questa esperienza di Cristo alle porte di Damasco, che egli paragona con l'esperienza pasquale dei Dodici e con il fulgore della prima luce della creazione, sarà il "leit motiv" della sua predicazione orale e scritta. Le quattordici lettere che ci sono pervenute, ognuna delle quali mette a nudo la sua anima con rapide accensioni, ci fanno intravedere l’irruzione della grazia, una grazia particolare che ha illuminato e trasformato tutta la sua vita, una grazia che ha quindi annunciato a tutte le genti: la grazia di Gesù, Figlio di Dio, vincitore del peccato e della morte, nostra speranza, nostra pace, nostra gioia per sempre.
San Paolo è anzitutto il testimone della grazia del Risorto e ci invita a vivere in una profonda amicizia con Cristo. “Il cristianesimo non è una nuova filosofia o una nuova morale. Cristiani siamo soltanto se incontriamo Cristo. Certamente egli non si mostra a noi in questo modo irresistibile, luminoso, come ha fatto con Paolo per farne l’apostolo di tutte le genti. Ma anche noi possiamo incontrare Cristo, nella lettura della Sacra Scrittura, nella preghiera, nella vita liturgica della Chiesa. Possiamo toccare il cuore di Cristo e sentire che egli tocca il nostro. Solo in questa relazione personale Cristo, solo in questo incontro con il Risorto diventiamo realmente cristiani”
(Benedetto XVI).