Carissimo Amico Tommaso
Rispondo alla tua ultima lettera in cui mi comunicavi che anche quest’anno non puoi essere presente, come era tuo desiderio, a Ortona alla Festa del Perdono.
E vuoi da me quasi un resoconto per poterti sentire più vicino a noi. Potrei con pigrizia rimandarti ai vari siti web, pagine facebook e altro… ma penso che non avrai mai una visuale completa di quello che ti possa offrire io di prima mano.
Intanto ti premetto, come ben sai, che la festa del Perdono di san Tommaso si divide in due tronconi.
La Festa Religiosa-sacramentale del “Perdono di san Tommaso”.
La festa folkloristica-paesana-fieristica-giocosa-politica del perdono.
Riguardo al Festa religiosa-sacramentale il giorno del Perdono è stato preceduto dalla solenne Novena in onore di san Tommaso.
Devo dire che l’affluenza della gente è stata notevole, più dell’anno scorso, ma la stessa cosa non posso dire dei fedeli devoti. All’inizio chiesa piena all’inverosimile, posti in piedi esauriti, dopo l’Inno e la performance del tenore si notava che rimaneva la gente seduta e basta.
Sabato vigilia della festa, a conclusione della sfilata storica, si fa per dire, l’allegra e chiassosa comitiva arriva in Cattedrale per consegnare le famose chiavi di san Tommaso al Vescovo. Qualche anno fa con singolare noncuranza e palese indifferenza sono arrivati oltre mezz’ora dopo l’orario previsto, naturalmente con disappunto dei fedeli che aspettavano in Chiesa e dell’Arcivescovo lasciato nella Sede, ma quest’anno addirittura sono arrivati prima del previsto.
Quest’anno la dama insieme con il Sindaco, novello a quest’avvenimento, consegnano “le chiavi”.
Finalmente intonati i Vespri la processione del Clero si forma per andare a prelevare il Busto d’Argento custodito nella cappella, accompagnati dall’immancabile baldacchino sostenuto con grande sicurezza e fedeltà da 12 marinai di Ortona e dintorni.
Il Parroco, custode ufficiale delle reliquie del santo e quindi anche del busto, apre le porte della custodia, l’Arcivescovo incensa, e con l’aiuto di qualche volontario, il sacro fardello viene posto sulle spalle dei diaconi che prendono posto sotto il baldacchino e la processione si riavvia per tornare verso il Presbiterio.
Durante questo tragitto la gente si accalca, spinge, sgomita, pesta i pedi, si allunga, si butta a peso morto, ecc. pur di accarezzare il busto argenteo di san Tommaso.
Come già ti ho riferito in un'altra circostanza, da qualche anno a questa parte, finita la funzione sacra, il busto viene portato sull’altare della Cripta, dove i fedeli, fino a mezzanotte, possono toccarlo, baciarlo, abbracciarlo e coccolarlo, allora mi viene spontanea una semplice domanda: perché tutto questo accanimento, con la paura di potersi fare male o fare del male a chi ci sta vicino?
Nella mattinata della domenica del Perdono sono state celebrate le ss. Messe di rito.
Ogni Messa è affidata a una Parrocchia cittadina che anima e guida la liturgia.
Alle 11,00 arriva in Cattedrale “il dono di san Tommaso.”
L’Arcivescovo siede solenne sotto la Cupola per ricevere e benedire i doni che transitano davanti a lui. Accanto a lui quest’anno, era seduto il Card. Gualtiero Bassetti, Presidente della CEI, che benevolmente ha accettato di assistere anche lui alla sfilata del dono. Parole e saluti di circostanza e sorrisi per i più piccoli, che poi sono la vera anima di questa sfilata del dono.
Alle 11,30 è cominciato il solenne Pontificale del Perdono, con l’animazione della Cappella musicale san Tommaso. Hanno Concelebrato con il Card. Bassetti, l’Arcivescovo e una quindicina di sacerdoti del Vicariato.
Durante tutta la mattinata il busto di san Tommaso è stato esposto nella sua teca abituale nella cappella del santo, e i fedeli si sono susseguiti ininterrottamente a pregarlo e baciarlo facendo il giro dietro l’altare e toccando i vetri della custodia e a conclusione del giro prendere l’insigne bambagia, reliquia per contatto con le ossa di san Tommaso.
Finalmente arriva il pomeriggio della festa.
Santa Messa e poi in maniera privata esposizione del Busto di san Tommaso preparandolo per la solenne processione.
Arriva infine la sospirata processione.
Ti devo confessare che quest’anno la Processione è sfilata religiosamente bene, rispettando i punti di fermata e benedizione solenne, come già sai, al Castello, a Palazzo Farnese e a Porta Caldari.
Quest’anno oltre a qualche sparuta bomba c’è stato il saluto delle navi e dei pescherecci del porto che con la loro sirena hanno salutato il loro patrono.
Il tutto si è concluso in Cattedrale con il canto solenne del tenore: Quia vidisti. Parole di saluto dell’Arcivescovo e benedizione finale. Al termine di tutto, il Busto viene riportato nella sua Cappella e nella sua teca per la venerazione da parte dei fedeli che si sono susseguiti fino alla Mezzanotte.
Riguardo la festa folkloristica-paesana-fieristica-giocosa-politica del perdono ti dirò l’essenziale, perché il resto o già lo conosci o te lo puoi immaginare o se vuoi puoi trovarlo via web.
Si apre venerdì 4 maggio con la Rassegna delle arti contemporanee Città di Ortona e dal pomeriggio nei giardini della passeggiata orientale si esibisce la ZooArt One day. Il Sabato, la Vigilia, apertura mattutina con fuochi o meglio spari pirotecnici, sfilata della Banda per le vie cittadine. Nella mattinata il Sindaco inaugura la Pista ciclopedonale e poi come ormai da tradizione la Banda Musicale di Ortona, a mezzogiorno tiene il suo concerto. Nel pomeriggio la sfilata del Corteo della Dama, con le rappresentanze dei vari gruppi folkloristici. Quest’anno ti dirò che da parte di tutti, si è notato più organizzazione e più ordine e bellezza.
La sera in piazza s. Tommaso si è esibita la Banda Centrale della Marina Italiana con brani classici che hanno soddisfatto la platea. Dopo la banda, in Piazza della Repubblica si è presentato una esibizione di trampoli e bandiere sotto le stelle.
Domenica, 40a edizione della Fiera del Perdono. Oltre e dopo gli appuntamenti religiosi, pranzi e incontri vari con i parenti venuti da fuori.
La sera graditissima e apprezzata performance di Uccio De Santis a Piazza della Repubblica che ha raccolto moltissima gente accorsa anche da fuori Ortona.
Lunedì la mattinata è trascorsa in maniera distesa. Nel pomeriggio a Piazza san Tommaso “Ortona for runner” ha fatto esibire e correre i bambini di Ortona.
Nella prima serata a piazza della Repubblica “Ridillo in Concerto” e più tardi in piazza san Tommaso si è esibita la cantante Antonella Ruggieri.
A mezzanotte in punto fuochi d’artificio dal Porto, come da tradizione.
Chiaramente non ho parlato di tutta la zona del Ciavocco e dell’antistadio infestati di giostre e giochi vari che per la gioia di grandi e piccini da venerdì sera fino lunedì ci hanno rallegrato con le loro stridule musiche e canzonette.
Come puoi bene capire, caro amico Tommaso, ce n’era per tutti i gusti o come si suol dire “per tutte le tasche”. Io personalmente sono rimasto contento e soddisfatto. Però sai, c’è sempre chi si lamenta “a prescindere”.
Un abbraccio e arrivederci presto a Ortona. Il tuo caro amico
Giuseppe
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OMELIA
DI S. EM.ZA IL CARD. GUALTIERO BASSETTI PRESIDENTE DELLA CEI
PER LA FESTA DI SAN TOMMASO APOSTOLO
6 MAGGIO 2018
Fratelli e sorelle, con sentimenti di gratitudine al Signore, celebro la santa Eucaristia in questa basilica concattedrale, ove, da secoli, sono conservati i resti mortali dell’apostolo san Tommaso, testimone di Cristo, martire per la fede, secondo la tradizione, nella lontana India.
Ringrazio di vero cuore il fratello arcivescovo S. E. mons. Emidio Cipollone per l’invito, mentre saluto tutti i sacerdoti, i consacrati e le autorità civili e militari qui convenute.
È la seconda volta che vengo ad Ortona per ricordare l’apostolo Tommaso. Sono stato qui infatti qualche anno fa, in forma privata, con un gruppo di sacerdoti dell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve, in occasione dell’Anno della Fede; era il giugno 2013. In quell’occasione celebrammo nella cripta, accanto alle reliquie dell’apostolo che, con la sua famosa “incredulità”, ha indotto il Signore a proclamare un’inedita beatitudine: «Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno». Gesù ci ha affidati così alla fede degli apostoli, trasmessa senza interruzione lungo i secoli, la quale ancor oggi è il nostro punto fermo e la nostra guida.
La figura di san Tommaso, così come ci è stata tramandata dal Vangelo di Giovanni, incarna l’essenza stessa dell’uomo, la sua sete di conoscenza e la sua aspirazione alla fede. È l’apostolo che manifesta il suo legame profondo con Gesù proprio quando questi si avvia verso la Croce: «Andiamo insieme e moriamo con lui» (Gv 11, 4-16), ma al tempo stesso è il discepolo che cerca di capire: «Signore, non sappiamo dove vai, e come possiamo conoscere la via?» (Gv 14, 6-7). Così anche nel più noto episodio dell’incredulità dopo la Resurrezione, quando Tommaso manifesta il suo scetticismo di fronte a un evento che sfugge alla logica umana e si arrende poi di fronte all’evidenza del Cristo risorto (Gv 20, 25-27).
In lui in ogni tempo si sono identificati tanti uomini e donne in cerca della fede con cuore sincero, e anche oggi, nella società secolarizzata, la ricerca, spesso sofferta, del Cristo risorto trova in san Tommaso conforto e speranza. La scienza svela ogni giorno nuovi misteri, ma la ricerca del divino non si spegne, non cessa l’ansia di trascendenza. E se ciascuno incontra sulla propria strada il Dio che si è fatto uomo, a volte, come per i discepoli di Emmaus, si fatica a riconoscerlo.
La Parola di Dio che è stata ora proclamata, attraverso gli Atti degli Apostoli, ci racconta la storia della Chiesa nascente, che, anche se tra mille difficoltà e ostacoli, si apre al mondo e si diffonde ovunque. Abbiamo sentito l’apostolo Pietro affermare che il Signore «non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga». Da qui lo spirito missionario dei primi apostoli, che si spingono sino agli estremi confini del mondo allora conosciuto per annunciare il messaggio di salvezza, costituiti e inviati dal Signore Gesù per portare frutto e portarlo in abbondanza.
Il frutto dei primi apostoli è stato quello di annunciare il Vangelo, e a popoli diversissimi tra loro, con tradizioni culturali e religiose le più insolite. Si è trattato di una grande epopea missionaria, culminata con la testimonianza estrema degli inviati: il martirio, abbracciato con fede, per amore del Signore, che avevano conosciuto da vivo e riabbracciato da risorto.
È noto come le reliquie di san Tommaso siano giunte a Ortona nel 1258, prelevate da un capitano ortonese nell’isola di Chios, dove erano custodite dal 1146. In precedenza, dal 232, erano state a Edessa, dove erano arrivate dall’India, paese in cui, secondo la tradizione, san Tommaso aveva suggellato la sua vita di amore e fedeltà a Cristo con il martirio. Studiosi locali hanno cercato di dimostrare l’autenticità delle reliquie conservate a Ortona attraverso ricerche di carattere storico, archeologico e scientifico. Suffraga l’autenticità delle stesse anche la testimonianza, conservata nell’Archivio Vaticano, di santa Brigida, pellegrina a Ortona nel XIV secolo. Il papa Sisto IV, il 5 luglio 1479, con il documento Pastoris aeterni concesse l’indulgenza, “il Perdono”, legata alla visita alle spoglie dell’Apostolo a Ortona, spostandola alla prima domenica di maggio.
La devozione verso san Tommaso da parte del popolo ortonese si è inserita nel forte sentimento religioso della gente d’Abruzzo; e nel corso dei secoli l’amore per l’apostolo venuto dal mare è cresciuto fino a divenire parte integrante dell’identità della città, come il mare stesso, suo primo elemento identitario. Significativo al riguardo è anche il fatto che voi ortonesi avete eletto san Tommaso protettore dei pescatori e dei naviganti.
La gente di Ortona ha fatto affidamento su san Tommaso specie nei momenti più critici della sua storia, soprattutto in occasione di guerre o invasioni. Le immaginette con l’effigie del Santo hanno accompagnato generazioni di ortonesi e ancora oggi sono presenti nella loro vita quotidiana, come pegni di intima, fiduciosa preghiera.
Tutta la città, non solo la Chiesa locale, vive la devozione per san Tommaso, come testimonia il fatto che la metà delle chiavi dell’urna che custodisce il busto dell’Apostolo è conservata dalle autorità cittadine e l’altra metà da quelle religiose. Il processo di identificazione della città con il “suo” Santo si è accentuato negli anni più recenti: la crescente globalizzazione spinge infatti la comunità locale a salvaguardare la propria identità, esaltando i valori e i simboli delle proprie tradizioni; al tempo stesso la apre verso l’esterno e favorisce la riscoperta di legami con paesi e tradizioni a cui l’accomunano la storia e la fede.
La devozione verso l’apostolo Tommaso, che ha annunciato il Vangelo nei paesi del Medio Oriente, in India e forse anche in Cina, ha contribuito ad allargare i vostri orizzonti: anche per questa via, vi sentite parte viva della Chiesa universale. La tomba del Santo è stata meta di pellegrinaggi già subito dopo l’arrivo delle sue reliquie a Ortona, e il flusso dei pellegrini è cresciuto nel tempo. In particolare, frequenti sono le visite all’urna dell’Apostolo da parte di vescovi, sacerdoti e fedeli indiani, specie dopo il viaggio in India del papa Paolo VI nel 1964. In anni più recenti, sacerdoti siriani e iracheni hanno pregato insieme agli ortonesi sulla tomba del Santo per impetrare la fine del dramma che sconvolge i loro paesi, dove tra i cristiani è ancora vivo il culto di questo apostolo della prima ora.
Vogliamo unirci oggi alla preghiera accorata di questi popoli tormentati dalle guerre e dalle persecuzioni. Per intercessione di san Tommaso chiediamo al Signore il bene supremo della pace e il rispetto di ogni vita umana. Troppo sangue è stato versato nei paesi del Medio Oriente: quanta sofferenza negli occhi di quei bambini profughi, che ho potuto incontrare nel mio recente viaggio in Libano!
Come cristiani siamo chiamati a testimoniare l’amore del Signore, non a parole ma nei fatti. Anche oggi ci ammonisce l’evangelista san Giovanni: «Amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore» (1Gv 4,7). San Tommaso, che unico tra gli apostoli toccò le piaghe del Signore, ci aiuti a chinarci ogni giorno sulle piaghe del prossimo sofferente per spargere ovunque i semi della nuova civiltà dell’amore, nella quale tutti possono convivere e sentirsi fratelli. Amen!