da Il Mosaico 16 Dicembre 2012

 

Prima lettura -·Sof 3,14-17
Il Signore esulterà per te con grida di gioia.
Sofonia annuncia la fedeltà di Dio, presente fra il suo popolo anche se questi vive una situazione angosciosa. La fedeltà di Dio che non abbandona Gerusalemme è il fondamento per guardare oltre, per confidare nella sua potenza di salvezza, e dunque per rinnovare la speranza e l’esultanza.

Dal Salmo -·Is 12,2-6 :
 Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.
Dio è la mia salvezza. Sono parole della fede che la chiesa professa, e che con Isaia annuncia nell’inno di lode.

Seconda lettura -·Fil 4,4-7:
Il Signore è vicino!
San Paolo esorta la comunità di Filippi a non angustiarsi per nulla, ma ad attendere il Signore ormai vicino dal quale verrà la pace dei cuori.

Canto al Vangelo -·(Is 61,1):
 Alleluia, alleluia. “Lo Spirito del Signore è sopra di me, mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio” · Alleluia.

Vangelo -·Lc 3,10-18:
E noi che cosa dobbiamo fare?
La predicazione di conversione del Battista indica precisi cammini di preparazione all’incontro con il Signore. Egli, il Messia, donerà il battesimo nello Spirito Santo, portando a compimento il dono della salvezza che, con la conversione, l’uomo si mostra disponibile ad accogliere.

 

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LITURGIA DEL GIORNO - ASCOLTO DEL VANGELO
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ASCOLTO DEL VANGELO (Youtube)
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Approfondimenti

 
 IL DESIDERIO DI DIO
                       (prima parte)
 
Cari fratelli e sorelle,
il cammino di riflessione che stiamo facendo insieme in quest'Anno della fede, ci conduce a meditare oggi su un aspetto affascinante dell’esperienza umana e cristiana: l’uomo porta in sé un misterioso desiderio di Dio. In modo molto significativo, il Catechismo della Chiesa Cattolica si apre proprio con la seguente considerazione: «Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell'uomo, perché l'uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l'uomo e soltanto in Dio l'uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa» (n. 27).

Una tale affermazione, che anche oggi in molti contesti culturali appare del tutto condivisibile, quasi ovvia, potrebbe invece sembrare una provocazione nell’ambito della cultura occidentale secolarizzata.
Molti nostri contemporanei potrebbero infatti obiettare di non avvertire per nulla un tale desiderio di Dio. Per larghi settori della società Egli non è più l’atteso, il desiderato, quanto piuttosto una realtà che lascia indifferenti, davanti alla quale non si deve nemmeno fare lo sforzo di pronunciarsi. In realtà, quello che abbiamo definito come «desiderio di Dio» non è del tutto scomparso e si affaccia ancora oggi, in molti modi, al cuore dell’uomo. Il desiderio umano tende sempre a determinati beni concreti, spesso tutt’altro che spirituali, e tuttavia si trova di fronte all’interrogativo su che cosa sia davvero «il» bene, e quindi a confrontarsi con qualcosa che è altro da sé, che l’uomo non può costruire, ma è chiamato a riconoscere. Che cosa può davvero saziare il desiderio dell’uomo?

Nella mia prima Enciclica, Deus caritas est, ho cercato di analizzare come tale dinamismo si realizzi nell’esperienza dell’amore umano, esperienza che nella nostra epoca è più facilmente percepita come momento di estasi, di uscita da sé, come luogo in cui l’uomo avverte di essere attraversato da un desiderio che lo supera. Attraverso l’amore, l’uomo e la donna sperimentano in modo nuovo, l’uno grazie all’altro, la grandezza e la bellezza della vita e del reale. Se ciò che sperimento non è una semplice illusione, se davvero voglio il bene dell’altro come via anche al mio bene, allora devo essere disposto a decentrarmi, a mettermi al suo servizio, fino alla rinuncia a me stesso.

La risposta alla questione sul senso dell’esperienza dell’amore passa quindi attraverso la purificazione e la guarigione del volere, richiesta dal bene stesso che si vuole all’altro. Ci si deve esercitare, allenare, anche correggere, perché quel bene possa veramente essere voluto.

L’estasi iniziale si traduce così in pellegrinaggio, «esodo permanente dall’io chiuso in se stesso verso la sua liberazione nel dono di sé, e proprio così verso il ritrovamento di sé, anzi verso la scoperta di Dio» (Enc. Deus caritas est, 6). Attraverso tale cammino potrà progressivamente approfondirsi per l’uomo la conoscenza di quell’amore che aveva inizialmente sperimentato. E andrà sempre più profilandosi anche il mistero che esso rappresenta: nemmeno la persona amata, infatti, è in grado di saziare il desiderio che alberga nel cuore umano, anzi, tanto più autentico è l’amore per l’altro, tanto maggiormente esso lascia dischiudere l’interrogativo sulla sua origine e sul suo destino, sulla possibilità che esso ha di durare per sempre. Dunque, l’esperienza umana dell’amore ha in sé un dinamismo che rimanda oltre se stessi, è esperienza di un bene che porta ad uscire da sé e a trovarsi di fronte al mistero che avvolge l’intera esistenza.

 

(dalle catechesi di Papa Benedetto XVI)