Le tappe della traslazione dall'India ad Ortona

mappa viaggio reliquie tommaso

 

LE TAPPE della TRASLAZIONE DALL’ INDIA ad ORTONA

Crediamo di fare cosa gradita ai nostri lettori, pubblicando uno stralcio, tradotto in lingua italiana, dal volume «In the steps of St. Thomas ›› (Sulle orme di S. Tommaso), edito nel 1952 da Herman D' Souza in Mylapore - San Thomè (Madras - India), luogo del martirio dell'Apostolo e dove il culto di San Tommaso è tenuto in grande onore dai cattolici indiani.

Nel cap. 12 dell'opera, pubblicata in occasione delle celebrazioni del 19° centenario dell'arrivo di S. Tommaso in India, l'Autore traccia, a grandi linee, la storia «della traslazione delle Ossa di San Tommaso, prima in Edessa e a Chios, quindi ad Ortona.

E' per noi motivo di sincera soddisfazione costatare come un illustre scrittore indiano contemporaneo afferma come cosa pacifica la presenza della tomba di San Tommaso nella nostra Città. E' quanto, del resto, abbiamo costatato più volte, ammirando la profonda devozione con cui sacerdoti, provenienti da quella terna, si sono prostrati, qui in Ortona, per venerare le Reliquie dell'Apostolo.

«LA TOMBA Dl SAN TOMMASO in ORTONA» (Italia).

I resti di S. Tommaso all'inizio rimasero nella tomba in Mylapore. Habban, un mercante (proveniente) da Edessa, ebbe il privilegio di trasportare in questo luogo «la miglior parte›› dei resti della tomba dell'Apostolo in Mylalpore.

W.R. Philip (Antichità Indiana) dimostra che la costante tradizione della Chiesa è stata che il corpo di S. Tommalso fu portato ad Edessa. Nello stesso tempo Philip cita S. Efrem che sembra ritenere che parte dei resti furono lasciati indietro, in India. Infatti le Autorità ecclesiastiche di S. Thomè pretendono di possedere una piccola porzione delle reliquie, consistente in un frammento di osso del Santo e la punta della lancia con cui egli fu trafitto. Ugualmente Assemani un eminente storico, asserisce (Bibliografia Orientale) che il corpo o ossa di San Tommaso furono trasferite dall'India a Edessa e che gli scrittori siri e greci hanno, fin dal 4° secolo, scritto come il corpo di S. Tommaso sia stato portato a Edessa.

Edessa, attualmente conosciuta come «Urfa›› in Turchia, giace sull'estremità settentrionale della Mesopotamia, e dista 270 Km. Est-Nord Est dalla sponda più vicina del mare Mediterraneo. Città di grande importanza, Edessa giocò una parte significativa durante le guerre greco-romane e persiane. Nella storia ecclesiastica, essa spiccò «come centro famoso di scuole di teologia. S. Epifanio asserisce (cfr.W. Smith-Dizionario di geografia greca e romana, vol. V) che la lingua siriaca fu, ai suoi giorni, molto studiata dai Persiani ed è noto che Edessa fu per molti anni sede principale della cultura orientale. La città soffrì molto sia per cause naturali che per attacchi di nemici. Nel 718 d.C. la città fu pressoché distrutta da un terremoto. Frequenti inondazioni aggiunsero le loro afflizioni. W. Smith dice (ibid.): «Non ci è alcuna ragionevole obiezione a ritenere che l'odierna città di Urfa rappresenti il sito dell'antica Edessa››.

La tradizione sud indiana ritiene fermamente che i resti di S. Tommaso furono trasferiti dalla tomba di Mylapore a Edessa (Urfa) prima del terzo secolo. ll Martirologio Romano assegna la «memoria del martirio del Santo al 21 dicembre, e quella della traslazione del Corpo in Edessa dall'India al 3 luglio. Quest'ultima «data coincide con la principale festa del Santo come è celebrata dai fedeli di rito siriaco del Malabar. L'Enciclopedia Cattolica indica che la traslazione del Corpo ebbe luogo nell'anno 232 e che in questa occasione

furono scritti gli «ATTI» siriaci del Santo. Durante il tempo della vita di S. Efrem (300-373), esistette in Edessa una chiesa chiamata in seguito dell'Apostolo Tommaso, che custodiva le sue reliquie. S. Efrem si riferisce a questo fatto nei suoi famosi inni. E' stata dimostrata dal Medlycott (L'India e l'Apostolo Tommaso) l'evidenza storica che prova come una chiesa più ampia fu completata nella stessa città alcuni anni più tardi, nota come la «Grande Chiesa ›› o « Basilica ››, in onore di S. Tommasoe che in detta « Grande Chiesa ›› furono trasferite le reliquie con gran pompa. Questa chiesa fu completata dopo la morte di S. Efrem, che avvenne nel giugno 373. 

Le reliquie dell'Apostolo rimasero in Edessa (ivi trasportate nel 4° secolo dal mercante Habban) fino a quando la città venne saccheggiata dai Turchi nel 1144 circa. S. Efrem ha i seguenti versi intorno ad Habban nei suoi inni:

« Dal dì che s'imbarcò per tanti traffici,

niente egli acquistò di più prezioso;

nei suoi tanti viaggi verso l'India

e di lì nei suoi ritorni,

quante ricchezze egli ammassò,

fango le reputò agli occhi suoi. '

quando le confrontò alle tue sacre ossa ››.

In seguito, dopo circa nove secoli, le reliquie furono rimosse da Edessa all'isola di Chios, per impedire che cadessero nelle mani degli infedeli. Quest'isola, nel Mar Egeo sulla costa occidentale dell'»Asia Minore, ebbe una storia molto movimentata. Perciò è difficoltoso conoscere esattamente quello che avvenne alle reliquie durante il periodo del loro riposo su quella terra. Esse rimasero in Chios fino al 1258, quando esse vennero portate da Leone Acciaiuoli (cfr. Zaleski - L'Apostolo Tommaso in India) a Ortona, una città sulla costa adriatica, dove ora riposano. Una pietra, col nome dell'Apostolo e il suo busto scolpito su di essa copri le reliquie dell'Apostolo durante il tempo della loro permanenza a Chios. Ciò è a favore della genuinità delle reliquie, che furono portate a Ortona da Chios. La pietra summenzionata è adesso nella cattedrale di Ortona. ll Martirologio Romano precisa espressamente che i resti di San Tommaso furono trasferiti a Ortona, sulla costa centrale d'Italia (evidentemente per ragioni di sicurezza) ››.

(continua)

« Ortona, nella provincia di Chieti, è posta ad Est-Nord Est di Roma. Piccolo porto sulla costa adriatica, i suoi profitti furono assegnati secoli fa alla Basilica Vaticana, dal Re Carlo d'Italia. La Cattedrale di Ortona, che ha il superbo privilegio di custodire le ossa di S. Tommaso, ha sofferto seri danni più di una volta lungo i secoli. I Normanni furono i primi a saccheggiare e depredare la Cattedrale. l Turchi bruciarono le chiese e saccheggiarono la città di Ortona nel 1566. La Cattedrale fu fatta saltare con polvere da cannone. Fortunatamente per la Cristianità, le sacre ossa dell'Apostolo e le reliquie di alcuni altri Santi furono provvidenzialmente salvate. La pietra della mensa dell'altare, come anche la pietra portata da Chios, furono danneggiate dall'esplosione. ll cranio dell'Apostolo andò dapprima perduto, ma, dopo ulteriori ricerche, fu rinvenuto schiacciato sotto il peso di una parte della pietra d'altare fratturata. Il cranio fu più tardi così perfettamente ricomposto che difficilmente ne appare perduta qualche parte.

Queste preziose reliquie furono in seguito coinvolte in un terribile terremoto. Per divino intervento, per cosi dire, esse sopravvissero alla calamità. D'allora, queste sacre reliquie riposano in un'urna di bronzo, posta al di sotto di un altare marmoreo. Il cranio dell'Apostolo, chiuso in un busto d'argento,

viene custodito per essere esposto alla pubblica venerazione durante la festa. La mensa di marmo calcedonio, che fu portata via da Chios, è stata anche conservata nella medesima Cattedrale, che venne ricostruita.

Durante la seconda guerra mondiale, la Cattedrale di Ortona subì un'altra serie di assalti. I Tedeschi, nella loro avanzata, la fecero saltare con mine terrestri. Le reliquie, tuttavia, furono miracolosamente salve. I Padri O'Shea e Norris, Cappellani delle Forze di S. Maestà in Italia, ci hanno fornito informazioni sulle presenti condizioni del Reliquiario e dei resti di S. Tommaso. Essi dicono che fino al 21 dicembre 1943, la Cattedrale era praticamente intatta, avendo sofferto solo pic

coli danni da schegge dell'Artiglieria Alleata. Durante questo periodo, la prima Divisione Canadese fu impegnata in combattimenti per le vie contro truppe d'assalto tedesche, che praticarono la tecnica abituale tedesca del far saltare edifici allo scopo di ostruire le strade e così rallentare l'avanzata dei

carri armati alleati. Il 21 dicembre [se con intenzione e per puro caso, non è ancora noto] la Cattedrale fu pesantemente minata e fatta saltare. Il Parroco Don Pietro Di Fulvio e Padri Francescani della città asseriscono che i Tedeschi coprirono il misfatto.

Le reliquie di S. Tommaso rimasero nascoste sotto l'altare del Santo in una cassetta a sud del presbiterio, durante il tempo dell'attacco. Sia la Cappella che l'altare furono seriamente danneggiati ma le reliquie nella cassetta scamparono alla rovina. Dopo che il danno della guerra fu riparato la Cattedrale fu riaperta al pubblico. La ripresa del servizio inaugurata da un cardinale, coincise con l'ottavo centenario della consacrazione della Cattedrale. La cassetta delle reliquie è ora custodita nella casa del Parroco. L'altro reliquiario in forma di grande busto d'argento del Santo che contiene anche il suo cranio, fu murato prima dell'esplosione. E ciò perché gli Italiani, che hanno un'innata avversione verso i Tedeschi, (sic!], temevano che essi avrebbero potuto rubare il prezioso reliquiario. Secondo i summenzionati Cappellani, esso è ancora murato e si sa che è intatto. Il luogo del suo nascondiglio è un segreto tra il Parroco e pochi altri. L'attaccamento del popolo di Ortona a S. Tommaso è fuori dell'ordinario. Molte richieste di trasportare le reliquie in un luogo più sicuro e più nobile sono state sommariamente respinte dagli Ortonesi. Il loro Arcivescovo è d'accordo con essi a questo riguardo.

L'affezione profondamente radicata del popolo di Ortona per S. Tommaso fu personalmente sperimentata dal Vescovo di Mylapore, Don Teotonio de Castro, che ebbe a visitare quella località nel 1904. La sua lettera pastorale del 28 ottobre 1905 dedica un certo spazio alla sua storica visita. Dice Sua Eccellenza: « Tutti gli abitanti della città e dei dintorni hanno in alta stima e grande venerazione la città di Mylapore, poichè i loro antenati tramanderanno ad essi che la tomba di questo Apostolo è a Mylapore, e che quivi ebbe luogo il suo glorioso martirio.

La notizia che il Vescovo di San Thomè di Mylapore veniva in Ortona a venerare le reliquie di S. Tommaso, fu l'occasione di una straordinaria pubblica esultanza. Sebbene Noi arrivammo alle 4,3O del mattino, tutte le campane nella città furono suonate durante il nostro percorso dalla stazione fer-

roviaria alla bella residenza preparata per riceverci. Il venerando Arcivescovo, Amministratore Perpetuo di Ortona [l'allora l\/lons. Della Cioppa, n.d.r.), molto cortesemente ci disse che quel giorno Noi eravamo il Vescovo di Ortona. Egli ci invitò anche a celebrare la Messa Solenne Pontificale, prima della quale Noi presiedemmo a una solenne processione con cui il venerabile cranio di S. Tommaso, chiuso in un busto d'argento e che è ordinariamente custodito in una ricca e

bella cappella di quella Cattedrale Basilica, fu trasportato all'altare maggiore.

Noi potemmo allora meglio contemplare con grande edificazione la devozione intensa e l'affetto che il clero e il laicato di Ortona hanno per l'Apostolo Tommaso, come anche la grande stima che essi pongono verso il tesoro delle sue reliquie, e il fervore con il quale essi invocano la sua protezione,

tante volte ben provata da molti miracoli. Anche le Autorità civili bramarono per questi motivi unirsi nell'entusiasmo e nella venerazione con cui il popolo di Ortona ricevette il successore del loro amato S. Tommaso. Oltre a darci ospitalità a nome della città, essi ordinarono che dei gendarmi fossero posti a nostra disposizione come guardia d'onore, e ci imbandirono un banchetto ufficiale. Anche il Capitolo della Cattedrale, col consenso dell'Arcivescovo, Ci comunicò che essi avrebbero considerato un grande onore e una grazia» divina se dodici di loro fossero destinati Canonici onorari di San Tommaso di Mylapore, e in cambio dodici sacerdoti di Nostra scelta della Diocesi di Mylapore fossero destinati Canonici onorari della Sede Episcopale di Ortona, potendo ciò permettere la S. Sede ››.

Ci piace «chiudere la trascrizione di questo brano dello storico D' Souza, contenente la memoria della celebre tomba dell'Apostolo S. Tommaso in Edessa (cui si riallaccia l'odierna festività liturgica di S. Tommaso al 3 luglio), ricordando le belle parole con cui Papa Giovanni Paolo II, il 18

gennaio scorso, parlando della visita ad limina effettuata dai Vescovi della Chiesa Caldea, faceva riferimento ai «primi inizi di quella Chiesa Orientale che risalgono alla predicazione evangelica dell'Apostolo Tommaso, il quale, riprendendo le strade di Abramo. Padre della nostra fede, andò ad annunziare la Buona Novella sulle rive del Tigri e dell'Eufrate, fondando così la Chiesa Caldea ››. Mirabile disposizione della Provvidenza! Proprio in quella terra di Mesopotamia, che un giorno Egli aveva evangelizzato nel suo viaggio verso l'India, le reliquie del Santo Apostolo dovevano poi sostare per nove secoli, di ritorno dall'India, nel loro viaggio verso Chios e Ortona!

d.T.S.

 

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Brevissima storia di s. Tommaso

Secondo un'antica tradizione, SAN TOMMASO iniziò la sua opera di evangelizzare dalla Siria, passando poi in Mesopotamia, dove fondò la sua prima comunità in Edessa, l’attuale Sanliurfa turca, poi raggiunse Babilonia, dove fondò un’altra comunità presso cui visse sette anni. Quindi si spinse fino all'India sud-occidentale, che raggiunse via mare nell'anno 52, dove iniziò la predicazione nella città portuale di Muziris e fondò successivamente numerose comunità cristiane in tutta la regione del Kerala. Dall’India si recò in Cina per poi tornare ancora in India sulla costa sud-orientale del Coromandel morendo a Mylapore e lì sepolto. Nel III secolo avvenne nel sud dell'India una delle prime violente persecuzioni anti-cristiane e i fedeli vollero salvare le ossa di San Tommaso trasportandole nella sua prima comunità, Edessa (circa nel 232), da cui, poi, vennero traslate in un luogo ritenuto ancora più sicuro: l'Isola di Chio(circa nel 1146). San Tommaso riposò fino a quando, nel 1258, arrivarono a Chios alcune galee armate che facevano parte della spedizione militare organizzata nell’Egeo da Manfredi, Principe di Taranto e futuro re delle Sicilie, desideroso di estendere il suo dominio in Oriente dove l’Impero di Bisanzio era ormai in agonia. Dopo il saccheggio dell’isola, il 10 agosto, il pio navarca Leone, comandante delle 3 galee di Ortona, aiutato da pochi compagni fidati, trafugò da Chios le ossa di s.Tommaso e la lapide marmorea che le copriva, spiegando immediatamente le vele per l’Italia. Il 6 settembre 1258 Leone e le sue 3 galee entrarono nel porto di Ortona e la popolazione portò in processione ossa e lapide fino alla Chiesa Madre di s.Maria degli Angeli, trasformata nei secoli in Cattedrale e Basilica e cambiando anche il nome, dove s.Tommaso ancora riposa, ormai da più di 750 anni.