Le ricorrenze Giubilari di san Tommaso negli ultimi secoli

LE RICORRENZE GIUBILARI  di san Tommaso negli ultimi secoli

Con la venuta a Roma dei « romei» - allo scadere del sec.XIII- per «veder la Veronica nostra ›› (Dante: Paradiso, XXXI,103) si era diffusa ovunque la notizia che l'anno successivo sarebbe stato di generale perdonanza. E Bonifacio VIII interpretando come ispirazione celeste quella «voce di popolo» proclamò l'anno centesimo come Giubilare (Anno Santo).

Senonché cinquant'anni dopo i romani richiesero al papa - anche per bocca del Petrarca - che l'attesa del Giubileo fosse dimezzata: chi, nel corso della vita, poteva sopravvivere tra due centenari?; e Clemente VI lo indisse per il 1350 (come noto pellegrina celebrata fu s. Brigida di Svezia). Urbano VI volle modificare la successione degli anni (da 50 a 33, in ricordo del ciclo dell'esistenza terrena di Gesù), e indisse il Giubileo per il 1390 (ovviamente si esorbitava dal computo perché, semmai, l'anno doveva risultare il 1383!). Comunque toccò a Bonifacio IX promulgarlo e attuarlo (1400).

Paolo II nel 1470 - tenendo sempre presenti e ampliando i motivi addotti dal Petrarca - accorciò ancora l'intervallo tra un Giubileo e l'altro a venticinque anni; cosicché dal 1475 gli Anni Santi si succedono ad ogni quarto di secolo (cfr. Piero Bargellini: 1'Anno Santo; Vallecchi, Firenze - 1974).

E la Ricorrenza giubilare di Ortona come si articolò lungo i secoli? la menzionata s. Brigida, con la duplice venuta alla città frentana per venerare le Ossa di s. Tommaso negli anni 1365 di ritorno da Assisi e diretta a s. Michele al Gargano) e 1368 (in procinto del viaggio in Terrasanta), provocò con tutta probabilità per Ortona la concessione (sul finire del sec. XIV) della prima Indulgenza plenaria Ora può dirsi questa l'occasione che da noi diede origine a lu Ciandèseme analogo all'Indulto centenario che in quegli anni si acquistava a Roma? non possiamo né affermarlo né negarlo. Nelle Bolle e nei Brevi Pontifici dei secoli successivi le date di concessione del Perdono non hanno riscontro con la cifra annuale (LVIII) della «venuta» di s. Tommaso o con quelle che seguivano nell'ordine (LXXV, XXV, L), ma nemmeno escludono che in tali anni non siano stati commemorati a Ortona lu Ciandèseme o le Ricorrenze giubilari ogni 5 lustri.

Riguardo a quelle del DL (1808) e del DLXXV (1833) non siamo in grado di fornire né programma delle manifestazioni né tampoco documentarci se ve ne furono. In effetti per la prima, essendo morto il Pastore della diocesi _da appena quattro anni, ignoriamo se vennero prese iniziative al riguardo; per la seconda, stante l'impegno indefesso e tenace profuso presso la Santa Sede e la Corte di Napoli da parte di clero e municipalità per il ripristino della chiesa ortonese (soppressa nel 1818 e restituita proprio l'anno successivo al Giubileo), c'è da ritenere che le celebrazioni (per le quali siamo documentati) si siano tutte concentrate su questo storico evento.

1858

Da cronache a stampa dell'epoca siamo a conoscenza del Centenario del 1858: lu Ciandèseme.

Pubblici manifesti ricordarono a ortonesi e forestieri che «la sesta ricorrenza centenne (…) documento eterno della gloria e della grandezza cittadina (...) è la meta di lunghi desideri, di careggiate speranze, di amorevoli cure ››. Fu preceduta da solenne Novenario predicato da Gennaro Fanelli Vicario Generale di Lanciano, e dai canonici Epimenide De Benedictis teologo, Cesare De Horatiis «professore di belle lettere ›› (in seguito parroco).

La Sacra Testa, esposta la sera del 5 e per tutta la notte, venne recata nel primo pomeriggio «al lido del mare alla venerazione dei devoti marini ››. Prima dell'imbrunire «compartita la benedizione alla marina, tra fragorose batterie, fuochi di gioia dei legni mercantili e le armonie delle Bande Musicali» il simulacro tornò processionalmente (grandoni ai fianchi del Castello, porta della marina, largo s. Domenico, vico del Sole, via Leone Acciaiuoli) a s. Tommaso.

I riti religiosi - grazie a « una ben'eletta e numerosa orchestra che provvide di musicali delizie le sacre funzioni» - si tennero col massimo splendore. Nei giorni 7 e 8 furono dati due Oratori «gli Ortonesi in Scìo››, «i Turchi in Ortona» (per soli, Coro e orchestra) rispettivamente su parole di Gian Vincenzo Pellicciotti e musica di Paolo Serrao, e di Domenico Bolognese e Vincenzo Battista. Và ricordato che della Cappella musicale faceva parte, altroché come suonatore di violino, anche come contralto il dodicenne Francesco Paolo Tosti che in una delle celebrazioni eucaristiche si esibì - ascoltatissimo - in un melodioso «Tantum ergo ››.

In sede di manifestazioni popolari «la pendice orientale (...) mostrò tali adornezze quali convengono a far giudicare dagli spettatori la Città che vi ha sopra il risiedo ››: ad esempio « belle piramidi che si elevano all'aere maestose(...), obelischi e archi triorrfali (,,,), trasparenti che rammemorano i prodigi dell'Apostolo Proteggitore(...), un simulacro di combattimento tra il Castello e le barche mercantili e pescarecce ed in bell'ordine disposte ».

E poi luminarie, macchine pirotecniche e lancio di globi aerostatici.

Fonte: “La Voce di san Tommaso” settembre 1982