La Cappella del SS. Sacramento

 

LA CAPPELLA DEL SS. SACRAMENTO

- Considerazioni su un ripristino – 

 Aderisco volentieri all'invito rivoltomi dal Dott. Giordano Veri, di formulare qualche considerazione sui lavori di ripristino della Cappella del S.S. Sacramento che l'Opera di San Tommaso sta portando a termine.

Prescindendo dalla valutazione dei risultati, che compete alla pubblica opinione, e riferendomi alla cronistoria dei fatti, tenterò un'analisi  della portata sociale e culturale di questo ultimo episodio della vicenda edilizia della Basilica.

Il programma prevedeva piccole riparazioni, ripulitura di sculture e stucchi, offusca,ti, negli anni, dal fumo delle candele, e la ritinteggiatura generale. Sembrava di trovarsi di fronte a un problema di manutenzione ordinaria, e quin»di, di scarso interesse al di fuori dell'ambito tecnico-edilizio.

 Invece, l'iniziativa è venuta ad assumere un significato culturale profondo e stimolante, per le ragioni che hanno animato l'iniziativa stessa e per le riflessioni che la sua esecuzione può suggerire.

E Infatti, la scelta di un intervento edilizio di tipo conservativo ha comportato, implicitamente, il «riconoscimento» da parte della collettività ortonese, di questo patrimonio storico-artistico, al 'quale essa ha inteso attribuire un valore. Una riscoperta, dunque, e  l'innescarsi di un processo di partecipazione affettiva e di identificazione con il proprio passato. (Sono in molti ad affermare che una loro antenata ha «posato›› perla magnifica figura di madre rappresentata a destra della scena «Gesù e i fanciulli» ).

» Una strategia nuova. Si è ` voluto optare perla valorizzazione dell'esistente, per il recupero e la rivalutazione dell'antico.

E non è mancato il sostegno del consenso popolare che è stato superiore ad ogni aspettativa.

Così una volta tanto, i lavori intrapresi non hanno riguardato la eliminazione deliberata del “vecchio” ai fini della sua sostituzione con il nuovo, con il «moderno››.

ll desiderio, sempre vivo, di novità e modernità, ha determinato, in passato, la distruzione di notevoli testimonianze storico-artistiche. La realtà di tali testimonianze è fatta, oltre che di creatività artistica, anche di sistemi di lavoro e tecnologie non più attuali, di materiali caduti in disuso. Una realtà assolutamente irripetibile e, pertanto, da conservare quale patrimonio culturale pubblico. D'altra parte, la procedura della sostituzione del vecchio con il nuovo si ritorcerebbe a danno degli stessi artisti. L'artista di oggi si illude di creare opere destinate a durare nel tempo, che, invece, vigendo un tale sistema, verrebbero distrutte e soppiantate dalle opere dell'artista di domani. Ma veniamo ora alle modalità di esecuzione seguite nel ripristino, che si sono ispirate a procedure specifiche del restauro architettonico. In merito a tale argomento è opportuno illustrare i criteri sperimentati dall'Opera, in vista di eventuali ulteriori interventi dello stesso tipo, e della necessità di un contributo di idee per il perfezionamento dei criteri stessi.

Gli elementi architettonici e scultorei, sono stati conservati integralmente, e consolidati laddove necessario.

Si è preferito, invece, introdurre un diverso trattamento coloristico delle superfici, per ovviare a un effetto di insieme che appariva piuttosto confuso. Questa nuova «interpretazione››,  coloristicamente più contenuta, di elementi strutturali e formali, configura un effetto estetico diverso dal precedente, ma non costituisce una trasformazione irreversibile, per cui rientra nei limiti di una corretta metodologia di restauro.

La precedente soluzione decorativa, di gusto un po’ pesante, con molto oro e tanti diversi colori tutti piuttosto intensi, polarizzava l’attenzione dell’osservatore e non permetteva una agevole lettura degli elementi scultorei e architettonici che costituiscono tutto il pregio della Cappella.

Ora, invece (pittore e decoratore Antonio Pacaccio), con l'uso di due soli colori, il bianco e il grigio, e la netta evidenziazione delle membrature architettoniche rispetto alle superfici che hanno solo valore di fondale, si è voluto rendere di più immediata lettura tutto l'insieme.

Con I'impiego dei detti colori, più luminosi dei preesistenti, si sono pure ricercati effetti di alleggerimento della cupola e di dilatazione dello spazio da essa delimitato. I pannelli scultorei, magistralmente restaurati da Aldo D'Adamo (coadiuvato dal giovane Valter Pollegioni), sono stati liberati dal riferimento visivo, troppo importante, della verniciatura in oro delle cornici, per conferire loro maggiore rilevanza. La limitazione nell'uso dell'oro è derivata non già da una valutazione di tipo economico, ma da una precisa scelta, perchè per i motivi già espressi si è ricercata una maggiore sobrietà nella decorazione. Si è fatto ricorso, quindi, alla verniciatura in oro per ingentilire e impreziosire i fregi di fattura più delicata, e per sottolineare particolari «passaggi» nella articolazione de/lo spazio architettonico.

Un discorso particolare deve farsi a proposito della luce naturale. Quella proveniente dalle vetrate dipinte della Cappella, filtrata da colori scuri ed eterogenei, appariva  insufficiente e inadeguata a una corretta fruizione visiva diurna delle sculture, restituite alla primitiva forza espressiva.

L'Opera ha deciso quindi anche in relazione allo stridente contrasto stilistico con il contesto, apprezzabile ormai nella integrità della sua fisionomia originaria, di procedere alla rimozione di dette vetrate. Esse troveranno una degna collocazione nel museo della Cattedrale.

Con infissi a vetri opachi bianchi o beige, vengono a crearsi le richieste condizioni di illuminazione diffusa. Il divario di luminosità che con questa soluzione, si determina tra la Cappella e la navata potrà essere attenuato, riconsiderando, nella sua globalità, il problema della illuminazione naturale della Basilica.

A questo punto, mi sembra di poter concludere che, l'Opera di S. Tommaso, attraverso la qualificazione culturale della sua attività, rappresenta uno stimolo, per i cittadini, alla riscoperta delle proprie «radici››.

Tutto questo è la valida premessa di una scelta ponderata di altre rilevanti iniziative, alle quali dobbiamo augurare il migliore successo, nel nostro indissolubile, interesse di devoti di S. Tommaso e di figli di Ortona.

VITTORIO GARZARELLI - 30 giugno 1982

LA CAPPELLA del SACRAMENTO gioiello artistico della basilica, gravemente deterioratasi per l'usura del tempo e degli agenti  atmosferici nei rilievi a stucco realizzati nel triennio 1842-1845 dagli scultori ortonesi Vincenzo e Lorenzo Perez, è stata felicemente riportata al suo originario splendore dopo venti mesi di paziente e sapiente restauro (Direttore dei lavori arch. Vittorio Garzarelli, esecutori scult. Aldo D'Adamo coadiuvato dal giovane Walter Pollegioni, pittore-decoratore Antonio Pacaccio).

La sera di mercoledì 18 agosto sc. la Cappella è stata restituita al culto; S.E. il Vescovo di Ortona, dopo averla aspersa con acqua lustrale, ha officiato la s. Messa.

Al Vangelo l'Ecc.mo Presule, ricordata la degnazione del Salvatore di rimanere sulla terra nel sacramento dell'Eucarestia, ha messo in risalto l'impegno che dev'essere profuso dai fedeli nel preparare, innalzare, strutturare una sede degna, sontuosa, risplendente per l'Ospite divino in ogni chiesa. Dettosi completamente soddisfatto dei lavori eseguiti Mons. D'Antonio ha ringraziato, anzitutto, l'0pera che si è assunto un onere così gravoso e delicato, i Fedeli e Enti per la loro generosità, cotmplimentandosi vivamente con' l'arch. Garzarelli e con gli esecutori dell'impresa. Ha, infine rivolto un caldo appello a tutti perché ognuno si senta coinvlto nel nutrire il massimo rispetto, nel curare il decoro e lo splendore del luogo più augusto della basilica di s. Tommaso.

Al rito hanno presenziato il Sindaco della Città, Autorità civili, il Vicario Generale della Diocesi, membri del Capitolo, i Soci fondatori con il Consiglio di Amministrazione dell'Opera al completo, molti Soci, un cospicuo numero di munifici donatori e fedeli.

Il restauro della Cappella del Sacramento - che costituisce, senza -dubbio, la più robusta e impegnativa realizzazione condotta a termine dall'Associazione vuol essere di richiamo alla squillante affermazione di fede dell'Apostolo (mio Signore, mio Dio!) e di augurale auspicio all'inizio delle Celebrazioni Giubilari del DCCXXV della « venuta ›› di s. Tommaso.

Settembre 1982