Come furono salvate dalla furia della guerra le Reliquie di sam Tommaso

COME FURONO SALVATE DALLA FURIA DELLA GUERRA

LE RELIQUIE DI SAN TOMMASO

Allo scadere di questo trimestre si compirà il 40° anniversario di un evento provvidenziale allorché le Reliquie del nostro Apostolo vennero « messe al sicuro›› in attesa del passaggio del turbine della guerra. Il presente articolo scritto nel 1958 ( 7° Centenario) da Mons. Pietro Di Fulvio (allora parroco di s. Tommaso), che fu uno dei protagonisti di quei gesti animosi e carichi di fede, rievoca e ricorda un'ora tra le più oscure della millenaria storia religiosa e civile della nostra Città. Al sacerdote zelante e integerrimo - e alla sua memoria tuttora in benedizione - la gratitudine nostra perenne!

Fin da quando si erano avvicinate. le minacce dei bombardamenti aerei, il nostro venerato Arcivescovo Mons. Tesauri di s.m. e il Rev.mo Capitolo avevano cominciato a pensare come mettere al sicuro da possibili incursioni le preziose Reliquie. Poi venne l'armistizio e si credé che ormai tutto fosse stato. salvato; ma invece proprio allora cominciò la tragedia per noi: la guerra venne sul suolo d'Italia, e dopo qualche mese si avvicinò a noi. Si arrivò al punto in cui le autorità tedesche ordinarono lo sfollamento di Ortona. Ormai non c'era più tempo da perdere; ad ogni costo bisognava mettere al sicuro il Busto d'argento contenente la Reliquie del Cranio di s. Tommaso, poiché non si poteva sapere quali potessero essere le vicende della guerra, e d'altra parte correva voce che i tedeschi andavano domandando dove stesse il Busto di s. Tommaso. Che fare? dove metterlo? Si pensò, si ripensò. Si girò, si rigirò la Cattedrale e le adiacenze. Qualcuno affacciò l'idea di portare il sacro Busto in qualche altro paese della diocesi. No, dissero i più: san Tommaso deve restare in Ortona; come faremo senza di Lui? Si volle ancora riflettere; ma quando un giorno Mons. Carbone venne a sapere che i tedeschi avevano domandato il peso del sacro Busto, allora ogni indugio -fu rotto e nell'istessa mattinata, salendo su per la torre campanaria, nella stanza del primo piano si vide su in alto una nicchia; sembrava stesse lì ad attendere il sacro Deposito. Offriva infatti assoluta garanzia di sicurezza, sicché si conchiuse: questo è il posto adatto per murare il sacro Busto. E allora, senza frapporre altro tempo, alle 13,30 del 5 novembre 1943 il can.co Parroco Di Fulvio e don Antonio Politi, con mastro Peppino Valentinetti e l'elettricista Renato Massari si accinsero all'opera, non senza obbligarsi al più assoluto segreto e dopo aver chiuso le porte della Cattedrale. Quanta commozione in quel cupo pomeriggio nell'aprire il sacro deposito, nel prendere il sacro Busto senza i consueti segni di amore e di festa, nel portarlo sul campanile, metterlo in una rozza nicchia! Con quanto dolore ripetutamente baciammo la Reliquia, mentre angosciati interrogativi ci trafiggevano l'animo: sarà sicuro qui san Tommaso? Lo rivedremo? quando lo riporteremo al suo posto? Intanto tutto fu compiuto con ogni diligenza, la muratura fatta e mascherata così bene, che sarebbe stato quasi impossibile indovinare il posto di nascondimento. Nel mentre la guerra si avvicinò sempre più, ed ecco la battaglia di Ortona. Per otto giorni si combatte accanitamente per le vie della povera città martoriata. E in quelle tetre giornate «le numerosissime mine fatte brillare dai tedeschi fecero crollare non solo molte case, ma nonostante la formale promessa del 'Comando tedesco fatta in Municipio a Mons. Carbone - che l'aveva premurata davanti al Podestà e ad un gruppo di cittadini - il semaforo e buona parte della Cattedrale con la cupola furono atterrati. Che dolore per i non molti ortonesi nascosti nei sotterranei e sfollati nella periferia di Ortona, quando si sparse questa notizia! Quante lacrime furono versate allorché, liberata la città, si uscì dalle grotte e si tornò dalle campagne e non si vide più la maestosa cupola nell'azzurro del cielo, ma una montagna di macerie. Ma quello che più tormentava i cuori era il dubbio sulla sorte delle Reliquie di san Tommaso e perciò da tutti si domandava: si è salvato san Tommaso? dov'è? è al sicuro? Per grazia del Signore, nonostante il quasi-terremoto dell'esplosione delle mine e le numerose cannonate che l'avevano colpita in più punti, la torre campanaria era in piedi, e la parte dov'era «il sacro Busto, intatta. San Tommaso perciò era salvo e dall'alto vegliava in pianto sulle immani rovine, mentre offriva al cielo il sacrificio del suo popolo e della sua città in espiazione e in redenzione; quindi per ottenere, in cambio di tante svent1ure, beni veraci e più grandi. 

Liberata Ortona, c'era altra parte del prezioso Tesoro, e non la meno importante, che bisognava sottrarre a possibili manomissioni o a profanazioni la cassetta contenente il Corpo di san Tommaso. Lo spostamento d'aria prodotto dalle mine avevano sconquassato l'altare della cappella di San Tommaso e il Deposito sottostante dov'era la sopra ricordata cassetta, in modo che i due cancelli chiusi con le famose otto chiavi, si erano aperti e quindi facilmente si sarebbero potuto asportare e profanare le sacre Reliquie del Corpo del1'Apostolo. Allora per interessamento del Rev.mo Capitolo, si fece disfare completamente l'altare, ricuperando i preziosi marmi, e venne alla luce la cassetta delle sacre Ossa che da più secoli era lì rinchiusa. Questa, perché fosse ben custodita, essendo la Cattedrale tutta rovinata e aperta, fu portata nella casa del Parroco e ivi religiosamente custodita. Della rimozione della cassetta e delle condizioni della medesima fu redatto Atto pubblico dal Notaio dott. T. Pettinelli.

Mons. Pietro Di Fulvio