La chiesa di santa Caterina in Ortona compare per la prima volta, nel 1324, in un elenco di tutte le chiese ortonesi che pagavano le decime allo Stato Pontificio. Il testo è stato redatto da Pietro Sella, edizioni Città del Vaticano. L’istituzione del monastero femminile attiguo risale a diversi decenni precedenti. De Lectis riferisce che le suore vivevano secondo l’ordine cistercense, cioè professavano la regola cistercense, nata come movimento riformatore dei benedettini. Infatti, i monasteri femminili cistercensi erano annessi a quelli maschili.
Dal momento della loro istituzione aumentarono così tanto di numero che nel 1228 il Capitolo generale vietò perfino di aprirne dei nuovi. Un abate cistercense di origine calabrese è Gioacchino da Fiore, morto nel 1202. Questi pose al centro della sua predicazione la Trinità e divise il tempo storico in tre età: quella del Padre legata all’Antico Testamento, quella del Figlio all’era cristiana e quella dello Spirito Santo che sarebbe iniziata nel 1260 e avrebbe soppiantata le altre due.
L’attuale chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, fondata dai Celestini col nome di santo Spirito, denota l’affinità spirituale tra Celestini e Cistercensi, che entrambi derivavano dai Benedettini, ma i due ordini religiosi restano nettamente distinti.
In Ortona il monastero femminile di Santa Caterina era collegata ai Celestini, ordine maschile fondato da Pietro da Morrone, prima che divenisse papa col nome di Celestino V. Il monastero maschile di Santo Spirito in Ortona fu fondato intorno al 1293.
La costruzione della Chiesa di S. Caterina, invece, risale all’età barocca del tardo Mille e Seicento, come si rileva chiaramente dall’architettura, dalle sculture interne e dagli affreschi in parte cancellati. Un medaglione dipinto sulla parete che sovrasta il portone d’ingresso di Santa Caterina, e tuttora visibile, riporta lo stemma dei Celestini: una croce sormontata da un serpente. Il suo significato è molto chiaro: la croce supera tutte le lusinghe mondane. Su un’altra parete è scolpita la figura di un monaco con la cocolla. Dalla mitra sovrastante, semplice, e dal pastorale a spirale, si evince che il riferimento ad un abate celestino sembra abbastanza evidente.
Il monastero di santa Caterina si trasforma, dopo alcuni decenni, da casa di suore povere ad una di consorelle con un vasto patrimonio terriero e immobiliare. Nel 1653 oltre quaranta suore vivono nel monastero, possiedono un vasto patrimonio immobiliare e grande disponibilità finanziaria. Infatti l’Onciario del 1751 registra i loro possedimenti di terreno e altre rendite. Dal secondo Settecento diminuisce il numero di suore, che scende a venti, e di conseguenza anche il patrimonio immobiliare. Due atti notarili del sei ottobre e del sedici dicembre, entrambi del 1839, riportano rispettivamente:
- il primo, un contratto di affitto tra la badessa e due cittadini residenti a Caldari;
- il secondo, il saldo di un vecchio debito da parte di un cittadino di Crecchio contratto con lo stesso Monastero.
Sono due degli ultimi atti notarili, che riguardano le Cistercensi, prima che la mannaia della soppressione si abbattesse su di loro, intorno al 1860, quando con l’Unità d’Italia fu applicata la legge piemontese dei Conventi del 1855. Il teatro Vittoria infatti fu edificato sul sito delle Cistercensi, dopo la soppressione. All’inizio del Novecento i locali ospitarono le Suore del Buon pastore e di S. Anna. Oggi è un centro polifunzionale del Comune di Ortona.
La Chiesa, invece, adibita dagli Anni Settanta oltre che a funzioni religiose anche ad attività culturali, è rimasta sempre a disposizione della Diocesi e della parrocchia di S. Tommaso.
Galleria storica fotografica di S.Caterina : dall'archivio fotografico della parrocchia S.Tommaso Ap.