I 50 anni dei Missionari di san Tommaso (MST):
la missione ad gentes della Chiesa siro-malabarica
L’Istituto dei Missionari di san Tommaso (MST), quest’anno ha celebrato i suoi primi cinquantanni di vita, con varie solenni manifestazioni.
I missionari di san Tommaso sono una realtà missionaria ancora giovane e in espansione. Sono il primo istituto esclusivamente missionario della Chiesa siro-malabarica del Kerala, nota anche, per l’origine apostolica, come “i cristiani di San Tommaso”. I missionari di San Tommaso esprimono dunque la decisione di questa Chiesa ad essere impegnata in pieno nell’attività missionaria ad gentes.
In occasione del 50mo anniversario della loro fondazione, l’Istituto ha riflettuto sulla propria vocazione missionaria.
Presso la Casa generalizia, nella città di Pala (Kerala), si è svolto un convegno di missionologia intitolato “Ruolo e rilevanza degli istituti e congregazioni missionari nella missione ad Gentes e Nuova Evangelizzazione” (Role and Relevance of Missionary Societies and Congregations in Mission ad Gentes and New Evangelization).
Il convegno, a cui hanno partecipato circa 50 missionari e studiosi, rappresentanti di numerose società e congregazioni missionari, maschili e femminili, è stato aperto, con un intervento di grande respiro, dal vescovo della diocesi di Pala, Mar Joseph Kallarangatt, il più noto teologo vivente della Chiesa siro-malabarica. Il direttore generale degli MST, p. Kurian Ammanathukunnel, ha delineato la storia dell’istituto, che si propone di inviare missionari per l’evangelizzazione dell’India. L’India infatti è un subcontinente con molti Stati, con lingue e culture completamente diversi. Per i missionari di San Tommaso uscire dal Kerala ed evangelizzare in altre zone dell’India è un atto di uscita missionaria vero e proprio. I missionari evangelizzano anche in altre nazioni in Europa (compresa l’Italia) e nelle Americhe, seguendo la richiesta di vescovi locali. Con un impegno maggiore in India e in Cina. L’Istituto sta crescendo in modo notevole: conta ora 345 membri, e 200 seminaristi, con un centinaio nel seminario maggiore.
Sono stati presenti al convegno altri istituti missionari di origine indiana, tra i quali le Carmelitane di Maria Immacolata, le Figlie di san Tommaso, e la congregazione delle Clarisse francescane. A quest’ultima congregazione, nata in Kerala, e che conta ben 7000 religiose, appartenevano Santa Alphonsa, canonizzata da Benedetto XVI (2008, la prima fedele alla Chiesa siro-malabarica ad essere canonizzata) e originaria proprio di Pala. Qui si trova anche il grande santuario a lei dedicato. Alla stessa congregazione del Kerala apparteneva Suor Rani Maria Vattalil, uccisa a Indore (Madya Pradesh), su ordine di proprietari terrieri nel 1995, e beatificata lo scorso 4 novembre. La sua commovente storia continua a far notizia: l’uccisore ha cambiato vita, è stato liberato su richiesta della famiglia della eroica suora, e ha partecipato alla beatificazione della sua vittima.
Al convegno hanno preso la parola rappresentati di congregazioni missionarie, tra cui i Missionari di San Francesco Saverio e l’Istituto missionario dell’India, entrambi altre espressioni missionarie della Chiesa indiana.
C’è stata grande attenzione, negli interventi, a comprendere sfide della missione, in particolare in India. Il pensiero missionario espresso dai studiosi presenti, talvolta in modo molto approfondito e innovativo, si è confrontato con una missione che evolve e cambia, accettando fino in fondo la complessità delle sfide attuali. Non c’è nessun senso di sfiducia o scoraggiamento di fronte a gravi difficoltà e incertezze circa il futuro. La Chiesa in India conosce da sempre la realtà della marginalità (2.3% della popolazione), ma è rimasta fedele alla propria antichissima tradizione nonostante innumerevoli opposizioni e incomprensioni (venute, in passato, persino dalla Chiesa coloniale). Oggi, più che mai, c’è la consapevolezza che non c’è Chiesa, per quanto antica e prestigiosa, senza missione.
Hanno partecipato al convegno anche membri di società missionarie di altri Paesi asiatici. che hanno illustrato le sfide missionarie della Cina, e la forte connessione storica tra la missione in India e quella in Cina.
Dal 16 novembre fino al 22 febbraio 2018 si è tenuto il “Gran Finale” di tutte le varie manifestazioni vissute in questo periodo.
Il 16 febbraio è stato il giorno di gratitudine e preghiere per il loro fondatore il Vescovo Sebastian Vayalil.
17 febbraio celebrazione del Giubileo con gli amici e i collaboratori.
18 febbraio Celebrazioni del Giubileo con i Genitori, fratelli, parenti, benefattori ed associazioni legati dal nome di san Tommaso.
19 febbraio Celebrazione del Giubileo con i sacerdoti e le suore che collaborano con l’Istituto MST.
20 febbraio celebrazione del Giubileo con i Sacerdoti e suore della Diocesi di Pala e con i parroci MST.
21 febbraio celebrazione del Giubileo con tutti i sacerdoti MST provenienti da tutte le parti del mondo. Dall’Italia oltre la presenza di P. Giuseppe Koren, Amministratore Parrocchiale di Tollo e P. Pullatt Chacko (Roy) della Comunità di Cisterna di Latina, era presente il Parroco d. Pino Grasso come rappresentante dell’Arcidiocesi di Lanciano-Ortona.
22 febbraio Grande Conclusione con una solenne concelebrazione della santa Messa di ringraziamento a cui hanno partecipato diversi Vescovi e circa quattrocento sacerdoti. Alla fine l’arrivo e il discorso del Card. George Alencherry ha aperto alle varie conclusioni che oltre commemorazioni e discorsi ha visto diversi gruppi esibirsi in canti e balletti tipici indiani.
Precedentemente, come ampiamente riportato sempre su questo sito web, l’11 ottobre 2017, un folto gruppo di sacerdoti, provenienti da varie parte del mondo e accompagnati dall’Arcivescovo Maggiore Card. Alencherry e dal Direttore Generale P. Kurian Ammanathukunnel sono stati ricevuti dal Santo Padre a Roma.
Il giorno 13 ottobre 2017 erano a Ortona a concelebrare sulla Tomba del loro Apostolo, accolti dall’Arcivescovo Emidio Cipollone, dal Parroco d. Pino Grasso e da p. Giorgio Biji Alex Kudukkamthadam, vice parroco e loro confratello.
Sono undici i Missionari di san Tommaso nel nostro Paese.
Cinque di loro studiano, gli altri sono impegnati nell’evangelizzazione e nella pastorale, nelle diocesi di Latina e Lanciano-Ortona.
Padre Joseph Koren, 40 anni, è parroco a Tollo, uno dei centri più importanti della diocesi abruzzese di Lanciano-Ortona. È in Italia da 9 anni, e si sente pienamente missionario, come lo fu nei cinque anni trascorsi nel Nord dell’India. «In Italia siamo impegnati nella nuova evangelizzazione. Sono contento di essere qui, la gente ci vuole bene. Anzi, ci sembra che dopo il nostro arrivo in questa parrocchia, la vita cristiana abbia più vitalità».
A Ortona opera tuttora anche padre George Kudukkamthadam.
La loro è una presenza di grande significato. Il duomo della città, infatti, conserva le reliquie di san Tommaso apostolo, dopo che secondo una ben attestata tradizione, erano state a Chennai (India), Edessa (nell’antica Mesopotamia del Nord, oggi Turchia) e nell’isola greca di Chios.
Una decina d’anni fa, l’allora arcivescovo, il noto biblista Carlo Ghidelli, li invitò a prendere servizio presso la cattedrale di Ortona perché, come figli devoti, i missionari di san Tommaso potessero prendersi cura del loro Padre.
La Chiesa siro-malabarica conta 4,5 milioni di fedeli, ed esprime una vitalità cristiana impressionante. L’India è il Paese con il maggior numero di missionari in uscita verso il mondo. E Pala in particolare, dove si è svolto il convegno e sono nati i missionari di San Tommaso nel 1968, è la diocesi indiana con il più alto numero di candidati alla vita ministeriale e religiosa.
In India i fedeli vivono ogni giorno gravi sfide della missione: il fondamentalismo religioso che perseguita i cristiani; il nazionalismo che vorrebbe marginalizzare e spegnere le Chiese; il confronto quotidiano e dialogo della vita con credenti di altre fedi.
d. Giuseppe Grasso
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