Parrocchia San Tommaso Apostolo
nella Basilica Cattedrale - Ortona
"586° Anniversario Lodo di Pace"
tra le città di Lanciano e Ortona
Domenica 17 Febbraio 2013 ore 18,00
Il Porto di San Vito nella contesa tra Lanciano ed Ortona
Si narra che tutto iniziò la notte del 4 ottobre del 1250 quando fu data alle fiamme una nave lancianese alla qual cosa seguì da parte di Lanciano sia la richiesta di risarcimento dei danni sia la consegna dei promotori ed esecutori del gesto.
Purtroppo le istanze dei lancianesi non furono ascoltate e da quel momento si ebbero vari atti di ritorsione da una parte e dall'altra, anche di una certa ferocia. L'anno seguente, infatti, gli ortonesi rispedirono indietro tutte le navi dei mercanti stranieri che dovevano recarsi alle Fiere di Lanciano. Il danno economico e di immagine fu tale da spingere i lancianesi a portare un attacco ad Ortona incendiandone le porte della città e riuscendo anche a prendere in ostaggio alcuni ortonesi. In una imboscata portata presso il fiume Feltrino si ebbe un durissimo scontro armato fra le opposte fazioni. I lancianesi ricacciarono indietro i soldati di Ortona e riuscirono a catturarne sette. La crudeltà della lotta raggiunse livelli inauditi: i lancianesi tagliarono il naso e le orecchie ai prigionieri e li infilzarono su dei rami mostrandoli come trofei per tutta la città.
Poi, proprio davanti al Palazzo del Governatore, eressero una colonna i cui mattoni erano tenuti insieme da un composto formato da calce impastata col sangue degli ortonesi. E' la famosa "Colonna della Vendetta" (Fig. 1) ancora visibile all'inizio della salita di Corso Roma dove successivamente fu trasferita ed utilizzata come sostegno ad un'arcata. Si racconta anche che in occasione dello scontro il Feltrino era diventato di color rosso per la gran quantità di sangue che era stato versato.
Il 1427 è l'anno del famoso "Lodo" di Giovanni da Capestrano. (Fig. 2) Giovanni era un frate divenuto famoso oltre che per alcuni miracoli anche per la grande capacità oratoria. Vi sono due tesi contrapposte sulla venuta di Giovanni nella nostra zona: la prima che lo vede a Lanciano proprio per ristabilire la pace fra Lanciano ed Ortona e la seconda che lo vuole nella città frentana "per la riforma degli ebrei, e specialmente in Lanciano, dove aveano essi ricca e numerosa giudecca". Si propende per la seconda. Giovanni da Capestrano giunge a Lanciano il sei dicembre del 1426 e qui viene a conoscenza della disputa sul Porto di S. Vito. La sua arte oratoria ed il suo carisma spirituale riuscirono a creare le condizioni per una risoluzione diplomatica della controversia.
Si narra che "predicò più volte nella chiesa di San Francesco in mezzo a numerosa moltitudine, ed ottenne un giorno, che uomini e donne, al solo nome della pace (giacché non era più tempo di difendere i loro diritti colla forza) esclamassero - noi mettiamo nelle vostre mani Lanciano, la torre e il porto di S. Vito", Giovanni creò anche i "pacifici" scegliendo otto cittadini, quattro uomini e quattro donne tra i più stimati della città, con il compito di "ridurre gli altri discordi cittadini, de' quali ve n'erano molti, alla pace."
Giovanni non si reca ad Ortona ma lì viene inviato un suo confratello, frate Roberto. Egli si reca ad Ortona riuscendo a convincere quella città ad eleggere dei deputati da inviare a Lanciano per discutere sui termini del trattato di pace. L'accordo fu raggiunto e il 17 febbraio 1427, Giovanni da Capestrano, divenuto poi santo, si recò ad Ortona. Il "Lodo" fu pronunciato sulla tomba di S. Tommaso apostolo nell'omonima chiesa alla presenza di molti cittadini di Lanciano, Ortona e San Vito. Come garante "super partes" fu chiamato il Giustiziere dell'Abruzzo Ultra Francesco Salimbeni di Siena. San Vito era rappresentato dall'abate di San Giovanni in Venere Matteo de Letto. Cicco di Memmo di Rosato, notaio in Ortona, redasse il "Lodo" di cui esistono varie versioni.
Purtroppo le istanze dei lancianesi non furono ascoltate e da quel momento si ebbero vari atti di ritorsione da una parte e dall'altra, anche di una certa ferocia. L'anno seguente, infatti, gli ortonesi rispedirono indietro tutte le navi dei mercanti stranieri che dovevano recarsi alle Fiere di Lanciano. Il danno economico e di immagine fu tale da spingere i lancianesi a portare un attacco ad Ortona incendiandone le porte della città e riuscendo anche a prendere in ostaggio alcuni ortonesi. In una imboscata portata presso il fiume Feltrino si ebbe un durissimo scontro armato fra le opposte fazioni. I lancianesi ricacciarono indietro i soldati di Ortona e riuscirono a catturarne sette. La crudeltà della lotta raggiunse livelli inauditi: i lancianesi tagliarono il naso e le orecchie ai prigionieri e li infilzarono su dei rami mostrandoli come trofei per tutta la città.
Poi, proprio davanti al Palazzo del Governatore, eressero una colonna i cui mattoni erano tenuti insieme da un composto formato da calce impastata col sangue degli ortonesi. E' la famosa "Colonna della Vendetta" (Fig. 1) ancora visibile all'inizio della salita di Corso Roma dove successivamente fu trasferita ed utilizzata come sostegno ad un'arcata. Si racconta anche che in occasione dello scontro il Feltrino era diventato di color rosso per la gran quantità di sangue che era stato versato.
Il 1427 è l'anno del famoso "Lodo" di Giovanni da Capestrano. (Fig. 2) Giovanni era un frate divenuto famoso oltre che per alcuni miracoli anche per la grande capacità oratoria. Vi sono due tesi contrapposte sulla venuta di Giovanni nella nostra zona: la prima che lo vede a Lanciano proprio per ristabilire la pace fra Lanciano ed Ortona e la seconda che lo vuole nella città frentana "per la riforma degli ebrei, e specialmente in Lanciano, dove aveano essi ricca e numerosa giudecca". Si propende per la seconda. Giovanni da Capestrano giunge a Lanciano il sei dicembre del 1426 e qui viene a conoscenza della disputa sul Porto di S. Vito. La sua arte oratoria ed il suo carisma spirituale riuscirono a creare le condizioni per una risoluzione diplomatica della controversia.
Si narra che "predicò più volte nella chiesa di San Francesco in mezzo a numerosa moltitudine, ed ottenne un giorno, che uomini e donne, al solo nome della pace (giacché non era più tempo di difendere i loro diritti colla forza) esclamassero - noi mettiamo nelle vostre mani Lanciano, la torre e il porto di S. Vito", Giovanni creò anche i "pacifici" scegliendo otto cittadini, quattro uomini e quattro donne tra i più stimati della città, con il compito di "ridurre gli altri discordi cittadini, de' quali ve n'erano molti, alla pace."
Giovanni non si reca ad Ortona ma lì viene inviato un suo confratello, frate Roberto. Egli si reca ad Ortona riuscendo a convincere quella città ad eleggere dei deputati da inviare a Lanciano per discutere sui termini del trattato di pace. L'accordo fu raggiunto e il 17 febbraio 1427, Giovanni da Capestrano, divenuto poi santo, si recò ad Ortona. Il "Lodo" fu pronunciato sulla tomba di S. Tommaso apostolo nell'omonima chiesa alla presenza di molti cittadini di Lanciano, Ortona e San Vito. Come garante "super partes" fu chiamato il Giustiziere dell'Abruzzo Ultra Francesco Salimbeni di Siena. San Vito era rappresentato dall'abate di San Giovanni in Venere Matteo de Letto. Cicco di Memmo di Rosato, notaio in Ortona, redasse il "Lodo" di cui esistono varie versioni.